“Nell’oceano del tempo , era una roccia battuta da onde sempre nuove, una roccia che non si sposta, che non si consuma mai. E adesso invece il flusso l’aveva trascinata con sé, l’avrebbe trascinata con sé fino a sfociare nella morte. La sua vita fuggiva tragicamente. E tuttavia scorreva goccia a goccia, ora per ora, minuto per minuto. Bisognava sempre aspettare che lo zucchero fondesse, che il ricordo si acquietasse, che la ferita potesse cicatrizzarsi, che la noia si disperdesse. Strana cesura tra quei due ritmi. I giorni mi sfuggono al galoppo, e io sono qui a languire dentro ognuno di loro.”
Ho ripreso le lezioni all’università da meno di un mese, ma sto già avendo difficoltà nell’organizzare la mia vita e le varie attività al di fuori di essa. Quest’anno ci sono stati vari cambiamenti sia positivi sia negativi. Uno dei negativi, forse tra i più difficili per me, è la mancanza del tempo per leggere a casa, quindi ho dovuto trovare un altro momento. Io non ho mai letto sui mezzi pubblici. Anzi, sono sempre stato preso da un leggero senso di nausea, ma, con questa nuova routine, stanno cambiando anche le mie abitudini. Se prima non riuscivo a leggere mezza riga, ora riesco tranquillamente a leggere e farmi trascinare dalle storie che mi porto dietro.
Una delle ultime, è stata la storia narrata in “Malinteso a Mosca” di Simone de Beauvoir. È un breve libriccino di 133 pagine, dove viene narrata la storia di una coppia di professori in pensione che, per scappare dalla noia della vita parigina, decidono di partire per l’Unione Sovietica.
Prima di entrare nel vivo della storia, un po’ di informazioni su questo scritto della de Beauvoir. In origine questo testo avrebbe dovuto far parte della raccolta di racconti “Una donna spezzata”, ma non è stato inserito dall’autrice perchè non era totalmente soddisfatta. Anzi, è stato inserito, ma in una sua versione rimaneggiata e smembrata col titolo “L’età della discrezione”. Il racconto fu scritto nel ’65 dopo uno dei tanti viaggi che ha compiuto col suo compagno di vita – Jean Paul Sartre. Infatti, si possono riconoscere, nei protagonisti di questa vicenda, i due grandi intellettuali francesi.
Il racconto inizia con la partenza di André e Nicole per Mosca per andare a trovare Masha, la figlia di primo letto di André. Una volta arrivati , ritrovano la città che avevano già visitato nel ’63, ma c’è un’atmosfera di cupa pesantezza che avvolge la città. Si sentono degli estranei, primo perché provenienti da un paese capitalista, secondo per il senso di diffidenza che suscitano nei moscoviti.
Questo viaggio permette alla coppia di pensare alla loro vita sia individuale sia collettiva. Nicole, ex professoressa del liceo, ripensa alla propria formazione e ai propri sacrifici per diventare una donna indipendente. Si è scontrata non solo con la madre, ma anche con la società che non permetteva alle donne di fare determinati percorsi di formazione. Per buona parte della narrazione, si chiede a che cosa sono serviti i suoi sacrifici, se è rimasta imbrigliata nella rete da cui tentava di scappare. Lei sente come un peso l’incombere della vecchiaia e con essa anche la morte. È spaventata da ciò che la morte rappresenta per lei, ma tenta di scacciare questi pensieri con l’amore per André.
“Questo è il vantaggio della letteratura, si disse: le parole, le portiamo con noi. Le immagini appassiscono, si deformano, si spengono.”
André, invece è un uomo spaventato dalla perdita della memoria, non riesce a ricordare con precisione la sua gioventù. Vive di aneddoti, ma accetta l’eventualità di morire con più serenità, anche se non fa nulla per tentare di porvi rimedio. Beve e fuma come quando era giovane. Si sente in colpa per aver abbandonato la figlia e non esser stato un padre molto presente. Con questo viaggio nell’URSS vuole espiare anni di assenza nella vita della figlia.
“Sarebbe bello, pensava spesso, se il passato fosse un paesaggio in cui ognuno potesse andare in giro a suo piacimento, scoprendone poco a poco i meandri, le pieghe.”
Un altro aspetto fondamentale del racconto è l’ambientazione. Tutto si svolge nell’Unione sovietica di metà anni ’60, ovvero un paese che si sta aprendo un po’ ai turisti stranieri, ma che resta ingessato nella sua burocrazia sclerotizzata. Entrambi i protagonisti vivono il paese in maniera differente: André è attivo e vuole imparare il russo per sentirsi meno straniero, mentre Nicole prova un profondo senso di noia.
Il malinteso del titolo scoppia per un futile motivo, ovvero la dimenticanza di André nell’avvertire la moglie su un aspetto del loro viaggio. Non vi dico di più per evitare di fare spoiler.
È il primo libro che leggo della de Beauvoir e devo dire che ho scoperto una grande scrittrice. Mi aveva sempre intrigato, ma, per una ragione o per un’altra, non le avevo mai dedicato la giusta attenzione. Per fortuna, quest’anno sto colmando alcune mie lacune letterarie. Anche se non è uno dei migliori libri scritti dalla scrittrice francese o uno dei suoi più famosi, sono contento di averlo letto. Mi ha fatto sentire quell’atmosfera russa che pochi scrittori non russi riescono a cogliere.
Per chi conoscesse già la penna della de Beauvoir, questo potrebbe essere un buon libro per amare ancora di più questa scrittrice, mentre ,per chi non l’avesse mai letta, potrebbe essere un buon inizio. A presto!
Jaro.
Titolo: Malinteso a Mosca
Autore: Simone de Beauvoir
Casa editrice: Ponte alle Grazie
Numero pagine: 133
Prezzo: 12€