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UNA NOTTE PER RACCONTARSI

“E, scrutando il tessuto delle vite altrui, cercandovi all’interno un filo simile, che in qualche modo unisca le nostre vite, stiamo tentando di sentirci meno in colpa per ciò che siamo e per quello che siamo diventate”.

Ci tengo a partire da questa citazione per immergervi direttamente nella storia. Le cuccette per signora, fino al 1998, indicavano la parte finale delle carrozze con delle cuccette poste lungo un lato, riservate alle donne (in una nota l’autrice ci informa che attualmente non esistano più). Ed è proprio all’interno di una di queste che le sei donne del romanzo si incontrano: Akhilandeswari (da tutti conosciuta come Akhila), Janaki, Margaret, Prabha Devi, Marikolanthu e Sheela. Sei donne dalle storie così diverse, diverse tra di loro per età e carattere, che casualmente si ritrovano a passare una notte insieme, e iniziano a raccontare e a raccontarsi.

Siamo in India, a Bangalore. Akhila è ormai quarantacinquenne, stanca della sua vita in cui non le è mai stata riconosciuta la propria Identità, con la i maiuscola. È sempre stata figlia, sorella e zia di qualcuno/a, ma mai Akhilandeswari. A causa della morte precoce del padre, su di lei ricadde il peso della gestione, soprattutto economica, della famiglia. Per cui il tempo passa, a differenza di molte altre lei inizia a lavorare, e la donna supera l’età da marito. Qualcosa, però, ad un certo punto stona e determina un cambiamento in lei; all’improvviso sente la necessità di andare via e prende un treno.

E in questa notte si districano e vengono a galla sei storie di vita, sei punti di vista differenti. Nulla di fantastico o surreale, sono storie che potrebbero appartenere a me come a qualcun’altra, che tra la folla mi passa accanto per strada. Sono storie di tutti i giorni, di amore, di felicità, tristezza, e anche di immensa sofferenza.

 

Ci terrei a sottolineare un passaggio, che mi porterò nel cuore. Quello di Jaya, un personaggio marginale per la narrazione, ma in cui vi è un accostamento doloroso: la vestizione di una prostituta paragonato alla vestizione di una sposa. Una madre che, in povertà, è costretta a vendere il corpo della propria figlia:

“A che pensava Sarasa Mami quando aveva aiutato Jaya a indossare la sari? Abbassala sui fianchi. Fa’ vedere la curva della vita. Stringila sul petto. Non nascondere il rilievo dei seni. Gettala oltre la spalla e falla ricadere sulla schiena in modo che, quando cammini, lasci intravedere la pienezza dei fianchi. Forse aveva la sensazione di partecipare alla vestizione di una sposa, o forse c’era un senso di morte nella sua mente, mentre scherzava e sistemava quegli strati di tessuto”

 

Il libro è ambientato più o meno ai giorni nostri, ma in un contesto a noi lontano. In India la figura della donna è ancora molto stereotipata: lo scopo di ognuna è quello di essere cresciuta come una buona moglie, e poi diventare una buona madre. E non è solo una questione di gap generazionale con i propri genitori o nonni, ma anche tra coetanei il pensiero è ancora fissato a questi schemi mentali molto arretrati.

Questo è il secondo libro che ho letto di letteratura indiana, una nuova immersione per me in un’ambientazione già incontrata grazie a “Il dio delle piccole cose” di Arundhati Roy. Dell’autrice ho apprezzato la capacità di farmi scoprire cose nuove, per esempio parole in lingua indiana, e di farmi catapultare in questa cultura così diversa dalla mia. In particolare ho in mente i passaggi della preparazione del kolam quotidiano, un rituale brahmanico familiare che consiste nello spazzare il terreno fuori dalla porta di casa, per poi spruzzarlo con dell’acqua e far depositare della polvere di pietra. E, infine, l’effettiva composizione del kolam: otto puntini, “quattro sopra, quattro sotto”, con linee che si intersecano. Oppure la preparazione domenicale culinaria delle frittelle masala e del dolce kesari, tutto descritto con perizia, tanto da sentire quasi gli odori, e farmi provare un senso di familiarità.

Probabilmente in questa mia (sorta di) recensione, si sarà percepita (o almeno spero) l’emotività che mi guida nello scrivere queste parole. Anita Nair mi ha fatto vivere in un ambiente nuovo, pieno di contraddizioni e di difficoltà, soprattutto per la figura femminile, che ha ancora parecchia strada da fare per la sua completa emancipazione.

 

Roberta

 

Titolo: Cuccette per signora

Autore: Anita Nair

Editore: Guanda

Numero Pagine: 332

Prezzo: 12 €

 

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