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RICORDI NAPOLETANI

“Mi guardi con il cruccio severo dove resta quel tuo eterno rimprovero rivolto a noi bambini: non ora, non qui”

Lo sguardo cui Erri De Luca fa riferimento in questo passaggio nel suo primo libro “Non ora, non qui”, appartiene a sua madre; uno sguardo fissato nell’eternità di una fotografia. Gli occhi dei due si incrociano; lui riconosce lei, ma lei non riconosce lui.

Il romanzo breve consiste nel flusso di pensieri di un uomo, nato e cresciuto a Napoli, che un giorno ritrova una foto di sua madre da giovane. Una foto scattata quando suo padre ancora vedeva, e imprigionava attimi su pellicola, tra cui il volto della donna amata.
Grazie alla visione dell’immagine, all’autore, per associazione, ritornano in mente i ricordi della sua infanzia sino all’età adulta, in particolare viene approfondito il rapporto con la figura materna.

L’autobiografia è un salto nel passato, l’uomo diventa un bambino balbuziente, frettoloso di finire le parole tanto da perderle lungo il percorso, e molto riflessivo. Un ragazzino e un adolescente forse incompreso, alle volte inascoltato. Un uomo sposato, con una donna da cui non è davvero amato. Ma la raffigurazione della madre fa da padrona, e in alcuni punti arriva a commuovere. L’intimità quasi imbarazza e a tratti allontana, ci porta a staccarci per un minuto dalla storia, per pensare alla nostra stessa madre, al rapporto che noi stessi abbiamo costruito col tempo con lei. E soprattutto: è vera.

Ciò che più ho amato è l’ambientazione napoletana, dalle cui parole scritte percepivo i suoni, le grida fuori dalla strada, i colori forti, l’odore del caffè e la potenza di quel mare, che ha avuto una grande importanza per l’autore (e leggendo, scoprirete il perché). Inizialmente viviamo una Napoli povera, a causa del dopoguerra e delle difficoltà in cui è incorsa la famiglia di De Luca, poi il recupero di una vita agiata, ma non preferita dall’autore.  Una città che rimane nel cuore per chiunque abbia l’occasione di visitarla.

Piacevolmente spenderei anche un paio di parole per quanto riguarda l’autore in sé. Come prefazione alla storia, vi sono alcune pagine capitolate “Venti anni fa”. De Luca inizia presentandoci il momento in cui Giulia, da poco assunta dalla casa editrice Feltrinelli, gli dà la notizia che la seconda ha intenzione di pubblicare il suo racconto. Egli  stava tornando da una seduta per un processo, convocato dalla magistratura milanese (siamo nell’88) per episodi legati agli anni settanta, periodo in cui faceva parte del partito comunista e operaista Lotta Continua.

De Luca non nasce come scrittore, egli faceva il mestiere più antico del mondo al maschile: l’operaio. Nel periodo in cui scrisse “Non ora, non qui“, scrivere non era, quindi, il suo lavoro. Scrivere era il suo tempo salvato, il suo momento di raccoglimento (questa è l’impressione che mi ha trasmesso). E il romanzo, per lui è risultato “il racconto di una voce interiore”, e in queste parole in prima persona, ho conosciuto una parte di De Luca, un autore semplice e modesto, che sicuramente approfondirò.

Quello che ne risulta è, quindi, una lettera alla madre: una storia che va letta tutta d’un fiato, senza interruzioni. Un centinaio di pagine che scorrono alla velocità di un pensiero.

Roberta.

 

 

  • Titolo: Non ora, non qui
  • Autore: Erri De Luca
  • Editore: Feltrinelli
  • Prezzo: 6,50 euro

 

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