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« Sed fugit interea fugit irreparabile tempus »

 

«Gli pareva, la Fortezza, uno di quei mondi sconosciuti a cui mai aveva pensato sul serio di poter appartenere, non perché gli sembrassero odiosi, ma perché infinitamente lontani dalla sua solita vita. Un mondo ben più impegnativo, senza alcuno splendore che non fosse quello delle sue geometriche leggi.»

“Il deserto dei tartari” è stato il libro che mi ha accompagnato durante le mie vacanze. Lo volevo leggere da tanto tempo, ma ho sempre rimandato per due motivi: la mia insicurezza nel confrontarmi con questo romanzo e il non aver il giusto tempo e la giusta attenzione da dedicargli. Finalmente quest’estate ho rotto gli indugi e ho iniziato ad addentrarmi nel deserto accompagnato da Giovanni Drogo.

Buzzati l’avevo già conosciuto con i “Sessanta racconti”, di cui conservo un buon ricordo, ma mi ero fermato a quel libro e non avevo proseguito la nostra reciproca conoscenza. Avevo già capito che Buzzati fosse uno scrittore valido, ma, con questo romanzo, ho avuto un’altra prova della sua maestria.

È un romanzo sul tempo. Sulla sua ambivalenza perché sembra o scorrere troppo in fretta o troppo lentamente, senza mai avere una pausa.  Giovanni Drogo, il protagonista, consuma la propria esistenza servendo nella Fortezza Bastiani, luogo ai limiti di un immenso deserto e, al contempo, ultimo avamposto di frontiera con un paese confinante.

Drogo arriva pieno di speranze alla Fortezza, ma, quando capisce la monotonia della vita nell’avamposto, tenta di trovare una scappatoia per tornare alla vita della città. Deve, però, passare quattro mesi a servizio per avere il lasciapassare per essere smistato in una guarnigione di città. Passato il periodo, Drogo è posto davanti alla possibilità di scegliere se restare o andarsene e, presagendo il suo lontano destino, decide di restare, quasi come se fosse stregato dalla Fortezza.

Durante una licenza, prova a tornare in città, ma non riesce a viverci. Tutto è cambiato. Si sente fuori posto: gli amici di una vita hanno fatto carriera, la sua fidanzata non riesce più a suscitargli l’amore di un tempo e la casa, in cui ha sempre vissuto, non gli sembra più così sua.  Decide di tornare alla Fortezza e non si accorge più del passare del tempo. Anzi, sembra vivere in una dimensione atemporale aspettando una promozione che non arriverà mai. Aspetta un fantomatico nemico che dovrebbe arrivare dal deserto, ma non si accorge che il suo vero nemico è il tempo. Non c’è nessun cambiamento in vista che possa portare un po’ di cambiamento nella vita della guarnigione.

Passano gli anni, Drogo è invecchiato e malato, ma finalmente sembra arrivare il nemico tanto atteso. In quanto, si stanno spostando, con estrema rapidità, dei reparti dell’esercito nemico.  Riuscirà a vedere il cambiamento sperato o non resisterà tanto? Lascio a voi, la scoperta del finale.

È un romanzo che mi ha colpito nel profondo. La sua capacità di far immergere il lettore nelle atmosfere desolate del paesaggio della Fortezza, porta a immedesimarsi in Drogo perché si sente il tempo scorrere inesorabilmente e si prova l’attesa del cambiamento che, a ogni capitolo, sembra sempre più lontano.

Lo stile è ineccepibile. Buzzati è un grande scrittore e sa fare bene il suo mestiere di narratore. La prosa è scorrevole e il libro si fa leggere, ma consiglio di centellinarlo per apprezzare appieno l’atmosfera del romanzo.

Nel caso non l’abbiate già letto, ve lo consiglio. Buzzati è uno scrittore che andrebbe letto di più perché non è così ostico come sembra e, una volta entrati nel suo mondo, non viene più voglia di abbandonarlo.

Piccola curiosità: Buzzati scrisse il romanzo per sfuggire alla monotonia notturna della redazione del “Corriere della Sera”, per il quale lavorava come giornalista.

Alla prossima recensione!

Jaro.

Titolo: Il deserto dei tartari

Autore: Dino Buzzati

Editore: Mondadori

Numero pagine: 202

Prezzo: 12€

Buzzati 1

 

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