«Nella stessa sala però c’era un altro quadro – oh, era per quello che era corsa di sopra tanto in fretta! Era il suo quadro. Immaginava che essendo l’unica ad averlo a cuore, lui l’aspettasse. Quello sì che era bello. Le piaceva anche il titolo, Il canto dell’allodola. La campagna piatta, la luce del primo mattino, i campi bagnati, l’espressione della ragazza sul viso spigoloso: be’, erano tutti suoi, comunque, qualsiasi cosa racchiudessero. Si diceva che quel quadro era “giusto”. Cosa intendesse con questo, dovrebbe spiegarlo una persona molto intelligente. Ma per lei quella parola racchiudeva la soddisfazione quasi sconfinata che provava osservandolo».
La scalata al successo non è mai facile. Ci sono sempre tante difficoltà che s’incontrano sul proprio percorso, soprattutto se si viene da una condizione sociale bassa.
‘Il canto dell’allodola’ di Willa Cather, edito Fazi Editore, narra l’ascesa di Thea Kronborg, figlia di un predicatore metodista di origine svedese, che da una cittadina del Colorado riesce ad arrivare a calcare tutti i palchi più importanti nel mondo operistico. Il romanzo copre gli anni che vanno da fine XIX secolo fino al 1909. Il lettore vede costruirsi il personaggio di Thea, man mano che lei cresce.
All’inizio della narrazione, la protagonista ha 10 anni ed è ammalata, ma il dottor Archie, un caro amico di famiglia e l’unico medico della cittadina dove vive la famiglia del predicatore, va a visitarla e inizia a invaghirsene. Thea è soltanto una dei tanti figli del predicatore, quindi non ha una vera infanzia perché, per alleggerire le incombenze della madre, deve sempre badare agli ultimi nascituri. Nonostante ciò, Thea non rinuncia alle esperienze e alla curiosità tipiche della sua età. Non ha paura di andare presso le dune che circondano il deserto o di visitare la ferrovia della cittadina. La madre di Thea capisce subito che la figlia è portata per la musica, quindi decide di mandarla a lezione da Wunch, un precettore di musica tedesco che si dedica troppo spesso ai vizi dell’alcol. Anche il maestro di musica di Thea si accorge che lei ha qualcosa di profondo da esprimere, sente che la voce della ragazza è rara da trovarsi. Dopo vari eventi che aiutano Thea a lasciare la cittadina di Moonstone, finalmente, riesce ad andare a Chicago a studiare musica da professionisti qualificati. All’inizio, venendo da una piccola cittadina, la ragazza è spaesata e frustata. Non riesce a trovare un impiego che la mantenga e neanche un alloggio. Thea ha un obiettivo e per nulla al mondo si lascia sopraffare dagli eventi. Dopo un lungo e tormentato percorso, riesce a ottenere i primi risultati significativi. Inizia la sua lenta ascesa, come una delle più grandi interpreti del suo secolo.
Lo stile di Willa Cather , che già avevo amato ne ‘Il mio mortale nemico’, questa volta, non mi ha fatto impazzire. L’ho trovato senza infamia e senza lode. Mi è mancato il dinamismo che avevo tanto apprezzato nell’altra sua opera. Secondo me, anche la struttura è sbilanciata: la Cather dà molto peso all’infanzia e adolescenza della protagonista, senza poi approfondire la sua ascesa. Ho dovuto aspettare trecento pagine per capire meglio Thea, infatti, all’inizio, non ci riuscivo perché mi sembrava opaca.
«Ma se la guardi da un altro punto di vista, a questo mondo ci sono molti omuncoli che aiutano i vincitori a vincere e i perdenti a perdere. Se uno inciampa, c’è un mucchio di gente che gli dà una spinta per farlo cadere. Ma se è il giovane “dello stendardo Excelsior”, quella stessa gente è predestinata ad aiutarlo sulla via del successo. Può odiarlo più degli incendi, può stramaledire di aiutare il vincente ma deve farlo e non sa sottrarsi. È una legge naturale, come quella che tiene in moto il grande orologio del cielo, le rotelle piccole e le grandi, senza mai sbagliarsi».
Se Thea l’ho trovata opaca, così non è stato per i personaggi secondari, anzi. Fin dalle presentazioni del dottor Archie o dei vari maestri di musica, la Cather, con poche frasi, riesce a rendere sia il carattere sia L’esteriorità di chi sta presentando. Un altro aspetto molto interessante è l’uso di inserti in altre lingue e di sgrammaticature. Praticamente, in tutto il libro, i personaggi veramente americani sono due: il dottor Archie e Ray Kennedy. Tutti gli altri sono o immigrati o figli di immigrati, come Thea. La Cather decide di rendere il più fedelmente possibile il loro modo di esprimersi e di relazionarmi con gli altri e il mondo.
Sebbene non mi abbia emozionato, è un bel libro e si legge con piacere. Tuttavia, come primo approccio, vi consiglio ‘Il mio mortale nemico’.
A presto,
J.
Titolo: Il canto dell’allodola
Autore: Willa Cather
Casa editrice: Fazi editore
Numero pagine: 573
Prezzo: 18,50€