«Quando trovarono il cimitero segreto, capì che doveva tornare. Il gruppetto di cedri alle spalle del reporter televisivo gli rievocò il caldo sulla pelle, lo stridio delle cicale. Tutto questo non era affatto lontano. Non lo sarebbe mai stato».
Colson Whitehead ha scritto un romanzo potente, che mostra il lato oscuro dell’America degli anni ‘60.
Elwood Curtis, un ragazzo di colore amante dello studio, a causa di una scelta infausta, finisce alla Nickel, una scuola correzionale per ragazzi che hanno commesso dei crimini. Elwood si ritrova a dover lasciare la nonna, unica parente che gli vuole bene, e le sue ambizioni di andare al college per studiare letteratura.
Egli arriva in una scuola segregata con una distinzione tra le baracche dei bianchi, più belle e con condizioni migliori, e quelle dei ragazzi afroamericani, fatiscenti e con scarsa igiene.
Alla Nickel c’è la possibilità di seguire delle lezioni, ma il livello dell’insegnamento è basso. Nonostante Elwood faccia richiesta per avere dei corsi più avanzanti, egli rimane inascoltato. Elwood trae la forza per resistere dai discorsi di Martin Luther King che ascoltava quand’era ancora a casa della nonna. Egli non prova rabbia verso chi lo vessa e lo tortura alla scuola, anzi, dimostra una forza di volontà strepitosa e sopporta tutto perché pensa che la migliore arma per vincere sia la non violenza. I suoi aguzzini smetteranno di versarlo solo quando vedranno che è inutile. Le frustate colpiscono il suo corpo, ma non la sua mente.
«Elwood si atteneva a un codice, e il Dottor King dava a quel codice forma, espressione e significato. Ci sono grandi forze, come Jim Crow, che vogliono tenere sottomessi i neri, e ci sono piccole forze, come la volontà degli altri, che vogliono tenere sottomesso te, e di fronte a tutte queste cose, grandi e piccole, devi drizzare la schiena e rimanere consapevole della tua identità. Le enciclopedie sono vuote. Ci sono imbroglioni che ti offrono il vuoto con un sorriso, mentre altro ti rubano il tuo amor proprio. Devi ricordarti chi sei».
Sebbene sia un romanzo relativamente breve, fa male leggere la storia di Elwood e degli altri ragazzi della Nickel. Già l’incipit lascia senza parola: Nel 2014 vengono ritrovati dei cadaveri in una fossa comune della Nickel da parte di alcuni studenti di archeologia. Una volta saputo di questo ritrovamento, Elwood decide di ritornare alla Nickel per testimoniare le angherie che ha sopportato quando era studente.
Whitehead, nei ringraziamenti, spiega come sia nata l’idea del romanzo. Egli si è ispirato a un ritrovamento veramente accaduto in Florida di corpi di ragazzini che sono stati uccisi in maniera violenta. Sentendo il bisogno di parlarne, decide di creare il personaggio di Elwood e di ricreare le atmosfere di questa scuola realmente esistita con quelle della Nickel.
La scrittura di Whitehead è pulita e senza sbavature. Lo scrittore usa uno stile documentaristico, che è la scelta giusta, a mio avviso, per narrare una storia del genere. Whitehead descrive poco la violenza e, quando lo fa, il lettore sente sul proprio corpo ogni punizione a cui sono sottoposti i ragazzi della Nickel.
Per ora, è uno dei libri più belli letti quest’anno. È un romanzo forte e politico, che, secondo me, andrebbe letto da tutti. Se questo libro è così ben scritto e strutturato, non oso immaginare cosa mi aspetta ne “La ferroviaria sotterranea”, romanzo vincitore del Premio Pulitzer.
Mi resta da dire una cosa soltanto: leggetelo e lasciatevi immergere nell’orrore della Nickel.
A presto,
J.
Titolo: I ragazzi della Nickel
Autore: Colson Whitehead
Casa editrice: Mondadori
Numero pagine: 213
Prezzo: 18,50€