«Esiste un posto che io chiamo il passo degli angeli. È un nevaio che spiove tra due pareti. Da una montagna all’altra la distanza è di circa trecento metri. Ecco, i due paesi non hanno saputo decidere se la frontiera passava sulla cresta, se oltrepassava uno dei due versanti, e in tal caso quale…».
Ormai tutti sapete quanto io ami la letteratura francese e, per questo, sono sempre alla ricerca di nuovi scrittori francofoni da conoscere. Olivier Bleys è proprio uno di questi. Ero incuriosito dal suo romanzo precedente, Discorso di un albero sulla fragilità degli uomini, arrivato finalista al Premio Goncourt del 2015, ma, grazie a Edizioni Clichy, ho potuto leggere la sua nuova opera – Noi, i vivi.
Jonas è il protagonista e voce narrante del romanzo. È un elicotterista di Uspallata, una remota e piccola città al confine andino tra Argentina e Cile. Prima di presentarsi, però, descrive la sua cittadina, piena di buche e di problemi dovuti all’incuria. I suoi genitori si sono conosciuti grazie ad un incidente d’auto che li vede coinvolti senza alcun danno grave. Jonas sembra ricordare che, quando era allattato dalla madre, sentiva il ronzio delle eliche degli elicotteri sopra Uspallata. Lui ha chiesto anche a degli amici storici, ma non ha mai avuto conferma di ciò. Gli elicotteri sono nel suo destino. Jonas ha una moglie giovane e una bambina, ma non rinuncia al piacere di volare in elicottero.
La sua routine lavorativa prevede di rifornire di viveri i rifugi andini più isolati. Viene chiamato dal rifugio Maravilla per portare le scorte al guardiano. Svolge il suo lavoro e il guardiano lo invita a riposarsi un attimo prima di ripartire. Nel rifugio alloggia Jesús, un personaggio misterioso che lavora come verificatore di frontiere. I tre instaurano una discussione filosofica e Jonas non si accorge del tempo che passa. Fuori il tempo peggiora, si alza una tormenta di neve che impedisce a Jonas di ripartire, anzi, lo blocca al rifugio per molto tempo. Da questo punto il romanzo prende una svolta quasi epica con la lotta dei tre uomini contro il freddo e il gelo che hanno compromesso l’elicottero di Jonas. Ci vogliono molti giorni per tentare di scongelarlo e non c’è alcuna possibilità di contattare la città perché gli apparecchi del rifugio sono rotti. Solo una vecchia radio che capta un lontano segnale funziona, ma trasmette sempre lo stesso programma radiofonico.
I giorni passano e Jonas continua a lottare per tornare dalla moglie e la figlia, però, l’elicottero non viene scongelato totalmente ed è inutilizzabile. A questo punto, Jonas, abbattuto, decide di dare una mano al rifugio perché vuole rendersi utile visto che non può tornare a Uspallata. Egli percepisce una sorta di forza misteriosa che lo tiene legato al rifugio. Solo la fotografia della sua famiglia lo ancora alla vita del passato.
«Quelle foto avevano un effetto simile su di me. Non appena incrociavo il loro sguardo, il sangue accelerava nelle vene, la pelle si scaldava: tornavo in vita.».
Dopo molti tentativi falliti, l’elicottero sembra pronto a partire. Jonas riprova ad accendere il motore e il velivolo pare rispondere ai comandi. Si alza in volo di notte, Jonas è contento di poter ritornare alla vita di prima. Le sue speranze sono vane perché un incidente gli fa perdere il controllo del velivolo e provoca danni irreparabili. Il pilota è salvo, quasi per miracolo. Da questo momento il romanzo prende una piega misteriosa, in quanto Jonas deve prendere una scelta che gli cambierà definitivamente la vita.
Oliver Bleys ha talento nel tenere col fiato sospeso il lettore. Non appena mi ero abituato all’idea che Jonas non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia, ecco che c’è un miracolo inatteso. Lo scrittore dà delle speranze in cui, inevitabilmente, noi lettori crediamo. Ho trovato che lo stile non fosse sempre omogeneo, anzi. Fino a metà libro, il ritmo e le descrizioni mantengono lo stesso livello, mentre, nella seconda parte ci sono delle cadute di stile che mi hanno fatto apprezzare meno la narrazione.
È un romanzo molto criptico con un finale inaspettato, il quale si presta a diverse interpretazioni tutte valide. Non saprei ben definire questo romanzo, sicuramente posso dirvi che mi è piaciuta la riflessione filosofica insita nella narrazione, anche se resta sempre un alone di mistero che non riesco a svelare.
Avendo avuto prova delle capacità di Bleys, voglio recuperare i suoi romanzi precedenti per capire se questa tendenza al misticismo sia solo di questo romanzo oppure anche degli altri. Se cercate un libro che vi susciti molte domande sul senso della vita, allora è il libro che fa per voi.
A presto,
J.
Titolo: Noi, i vivi
Autore: Olivier Bleys
Casa editrice: Edizioni Clichy
Numero pagine: 162
Prezzo: 17€