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Libri che vengono dal freddo: La morte di Murat Idrissi di Tommy Wieringa

«Nel profondo del tempo. Il respiro calmo di milioni di anni. Un mare interno si prosciuga, evapora sotto il sole rovente; il bacino diventa un deserto di sale. Sol invictus. Il caldo infuocato di un deserto profondo – la pioggia evapora prima ancora di toccare terra, una sottile nebbia di minerali scende sulla superficie terrestre. E poi, alla fine di quell’era silenziosa, immobile, non c’è nessuno a contemplare il miracolo della frattura tettonica nella massa terrestre, il varco tra l’Oceano Atlantico e quello che diventerà il Mar Mediterraneo.»

Ci sono solo 60 km che separano l’Europa dall’Africa. Lo stretto di Gibilterra, nel corso della storia, è stato attraversato da varie popolazioni che hanno portato guerra in Europa, ma anche arricchito la cultura europea. In “La morte di Murat Idrissi” di Tommy Wieringa, edito Iperborea, si percepisce benissimo il ruolo e la potenza di questo stretto che separa L’Europa dall’Africa. L’incipit è solo il punto di partenza per una narrazione più che mai contemporanea perché tratta del difficile tema dell’immigrazione illegale. 

Ilham e Thouraya sono due ragazze olandesi di origine marocchina che decidono di prendere e partire per visitare il paese dei loro genitori. Non sono accolte come avrebbero sperato, infatti, non sono considerate marocchine ma turiste europee. Devono pagare i prezzi dei turisti senza possibilità di sconto. Iniziato il viaggio in Marocco, sono vittime di un tamponamento che viene a costare loro quasi tutti i soldi portati dietro quando sono partite dall’Olanda.  Sono truffate perché non sanno il vero valore del danno e sono chiesti più soldi del dovuto per appianare l’incidente.  Sono spaesate in Marocco e cercano rifugio nei fast food che ricordano loro l’occidente. Qui incontrano Saleh, un ragazzo che le aiuta a orientarsi nel loro paese d’origine. 

«Nonostante fossero nel paese dei loro genitori, alloggiassero da parenti e si riconoscessero nella gente del posto, non erano marocchini. Era questo ad accomunarli. L’essere considerati turisti. Che pagavano i prezzi dei turisti. Erano figli dei due regni, avevano il passaporto del Royaume du Maroc e quello color minio del Regno dei Paesi Bassi, ma in entrambi gli stati erano prima di tutto e soprattutto stranieri.»

Saleh, durante un giro di Rabat, le porta alla casa della famiglia Idrissi. Ilham è stanca e disgustata dalla povertà del Marocco e cerca di non darlo troppo a vedere. La famiglia di Murat Idrissi è poverissima, non ha praticamente nessun sostentamento. I genitori di Murat hanno deciso che lui deve andare in Europa per trovare un lavoro in grado di dar da mangiare alla famiglia in Marocco. La madre tenta di convincere le ragazze a caricare Murat nella loro macchina nel vano del bagagliaio, ma non se la sentono, sono titubanti.  Ilham non vuole aiutare Murat perché non è pronta a sentirsi responsabile per lui.Solo dopo le lacrime mute della madre decidono di dargli una mano a raggiungere l’Europa.

«Non sopportava la povertà, il caldo, la polvere. La sfinivano. Provava compassione, ma sotto la superficie c’era in lei anche la convinzione che fosse colpa dei poveri se erano costretti a vivere così. Che avessero qualcosa da espiare. Quel pensiero le sollevava un po’ il morale, aiutandola a digerire quanto vedeva.»

Riescono a salire sul traghetto che le riporterà in Europa, ma, una volta lasciata la macchina nel parcheggio del traghetto, il sistema di chiusura della macchina si attiva e Murat muore asfissiato nel portabagagli. Ilham sente che c’è qualcosa che non va perché dal bagagliaio non provengono segni di vita, quindi chiama Saleh e Thouraya che le dicono di non preoccuparsi. Dopo molte ore, aprono il bagagliaio e si ritrovano con il cadavere di Murat schiacciato dalle loro valigie. Saleh non sa che fare e scappa con i soldi che la famiglia Idrissi gli aveva dato per la traversata del figlio. Le due ragazze sono sole, con poca benzina e con pochi euro.  Da qua prende il via una sorta di viaggio on the road per la Spagna per trovare una soluzione al problema su come sbarazzarsi del cadavere di Murat.

«Lasciati dire una cosa», riprese Saleh. «Tutti l’hanno fatto, i miei genitori, i tuoi – ed è per questo che tu oggi hai una buona vita. Però non sei disposta a dare una mano a lui. Che razza di persona sei? La verità è che pensi solo a te stessa.»

Come sempre, Wieringa ha uno stile scarno, ma con slanci poetici che riescono, con poche pennellate, a far immaginare il paesaggio sia del Marocco sia del Sud della Spagna. È un romanzo breve che si legge in un pomeriggio, grazie alla tensione costante generata dalla sorte del cadavere di Murat. Non è un libro che tratta del tema dell’immigrazione in maniera superficiale. Anzi, in poche pagine l’autore mette in luce sia la condizione dei ragazzi di seconda generazione che non vengono né riconosciuti nel paese natale né in quello d’origine, ma anche tutti i dubbi e le scelte delle persone che decidono di intraprendere un viaggio con rischi mortali.

«Lei ha tolto la vita a Murat Idrissi. Gliel’ha tolta accettando la sua proposta. Il suo «sì» è stato la condanna a morte di lui. Anima per anima: espiazione simmetrica.»

Mi è piaciuto più de “Una moglie giovane e bella”, ma meno di “Questi sono i nomi” che, a mio avviso, resta il suo romanzo più bello e meglio costruito. Uno dei pochi difetti che ho riscontrato è proprio la brevità, penso che avrei preferito se la storia fosse durata qualche pagina in più. Ho trovato anche, a volte, delle cadute stilistiche durante la narrazione del viaggio in Spagna. Ora passiamo agli aspettipositivi: ho apprezzato molto il fatto che ci siano parole sia in arabo sia in inglese, rende perfettamente l’idea dell’anima dei ragazzi nati in Europa, ma ancorati alle tradizioni dei loro genitori. Le descrizioni dei paesaggi e, soprattutto, l’incipit valgono tutto il libro. 

«Thouraya conosceva storie di persone che prima di arrivare in città venivano sepolte lungo la strada, dove si accasciavano senza vita. Il tempo aveva cancellato il contorno dei racconti, rimaneva solo il nocciolo duro, un monolite vulcanico: la sofferenza, la fame, la morte.»

È un romanzo che vi consiglio perché è una storia quanto maicontemporanea e, purtroppo, quotidianamente sentiamo racconti di traversate non dissimili. È scritto da un autore che deve essere più conosciuto in Italia ed è un libro che non lascia indifferenti perché colpisce con la sua brevità e crudezza. È una storia che non lascia scampo, vi ho avvertito.

A presto,

J.

Titolo: La morte di Murat Idrissi

Autore: Tommy Wieringa

Casa editrice: Iperborea

Numero pagine: 124

Prezzo: 15€

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