Oskar è il bambino di 9 anni che vorrei incontrare per strada, con cui vorrei intraprendere una conversazione sulla vita, sull’alimentazione, sull’etica e quant’altro, per poi sentirmi così piccola da voler tornare indietro nel tempo e mangiare quello che mangia lui a colazione per diventare così. È sveglio, malizioso, colto ed estremamente intelligente (sia per la sua età, che per la media della popolazione). Fa complimenti alle donne, sia sinceri che per farle stare bene e farle sorridere. Fa sorridere il lettore e lo intenerisce con la sua astuzia e il suo amore per la conoscenza.
È il protagonista di “Molto forte, incredibilmente vicino”, di Jonathan Safran Foer. Protagonisti sono lui e la sua famiglia caratterizzata da due tragici eventi: il bombardamento di Dresda nella Seconda Guerra Mondiale e l’attentato a New York del 2001.
Il papà di Oskar, Thomas (uso il termine papà e non “padre” volutamente, perché chi ha letto il libro capirà che non si può parlare di quest’uomo con distacco) è rimasto vittima dell’attacco alle Torri Gemelle, e Oskar da due anni non si dà pace nemmeno per un momento per cercare di dare una cornice, un ordine cronologico a questo fatto. Non cerca di darsi una spiegazione, perché una spiegazione non c’è. E per questo Oskar si fa dei lividi.
Insieme trovavano errori grammaticali sul New York Times e imparavano cose nuove come passatempo. Ora Oskar deve fare tutto da solo. La mamma non gli basta, le vuole molto bene, ma lei non è papà.
Un giorno, rovistando nello sgabuzzino di suo padre, trova una chiave e un foglietto con parola “Black” scritto in rosso. Cosa farne quindi? Cosa aprirà? Era di suo papà, il suo eroe e il suo più grande esempio, vorrà pur dire qualcosa! Sarà qualcosa di grande, di intelligente e di stupendo.. semplicemente perché era una chiave appartenuta al suo fantastico papà.
Le vicende a questo punto scorrono velocemente e velocemente ritornano anni e anni indietro nel tempo, a Dresda, dove suo nonno e sua nonna si conoscono, per così dire. Poi vanno qualche anno più avanti, dove suo nonno e sua nonna, si scoprono, ancora per dire.
Ci sono salti temporali chiari e ben definiti, la narrazione è limpida e lo scrittore usa una tecnica che, personalmente, adoro: usare frasi e parole ripetute in diverse parti del libro, in situazioni e dialoghi che si somigliano. Parole che fanno un po’ da filo conduttore, che permettono l’ ”orientamento emotivo” (perdonatemi l’espressione, ma è evocativa).
Questa è una storia di fantasia, ma che più vera non si può. Tocca argomenti importanti con la leggerezza che può avere solo un bambino, e ricordiamoci che leggerezza non vuol dire necessariamente superficialità (citazione di spessore). Ho sentito criticare da alcuni proprio il fatto che l’autore abbia trattato di temi come la morte e l’autolesionismo dandoli quasi per scontati e non mettendo in risalto il significato di dolore profondo. Non sono per nulla d’accordo: il modo in cui viene descritto tutto ciò, proprio perché fatto con le parole del bambino più in gamba che ho avuto il piacere di conoscere, fanno più male che qualunque altra cosa.
Concludo consigliando caldamente questo libro a tutti e tutte, in qualunque momento della vostra vita e qualunque parte del mondo. Perché siamo tutti un po’ vicini a Oskar. Rideremo grazie a lui e magari ci commuoveremo per la sua piccola grande storia.
Brigitta
- Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
- Autore: Jonathan Safran Foer
- Editore: Guanda
- Numero pagine: 351
- Prezzo: 13€